Principali sviluppi dal Maggio 2002: l’Italia ha completato nel
novembre 2002 la distruzione delle sue scorte di più di 7.1 milioni di
mine antipersona. L’Italia ha impegnato un totale di € 9.91 milioni
($ 8.65 milioni) per i programmi d'azione contro le mine, registrando un
significativo incremento rispetto al 2001. Nel 2002, le forze armate italiane
hanno condotto missioni di sminamento in Afghanistan e Bosnia Herzegovina,
sensibilizzazione in Kossovo. Dal Settembre 2002, l’Italia è stata
Correlatore al Comitato Permanente sulla Distruzione delle Scorte.
Nell’Aprile 2003, la Campagna Italiana Contro le Mine ha ospitato il
Global Landmine Monitor Researchers Meeting annuale a Roma.
Politica di messa al bando delle mine
L'Italia ha firmato il Trattato di Messa al Bando delle Mine il 3 dicembre
1997, depositato l’atto di ratifica presso le Nazioni Unite il 23 aprile
1999 ed è divenuta Stato Parte del Trattato il primo Ottobre 1999. La
legge di ratifica (Legge 106/99), approvata il 26 Marzo 1999, ha emendato la
legislazione nazionale preesistente sulla messa al bando delle mine antipersona
(Legge 374/99 approvata il 29 Ottobre 1997).
L'Italia ha partecipato alla quarta riunione degli Stati Parte del Trattato
di Messa al Bando delle Mine nel Settembre 2002. In questa occasione la
delegazione italiana ha parlato del Trattato come di una pietra miliare nello
sviluppo del diritto internazionale umanitario, e una dimostrazione
dell’efficacia dell’opinione pubblica e dei valori morali.
L’Italia ha, inoltre, annunciato di aver incoraggiato paesi del Corno
d’Africa all’adesione al Trattato. Ha dato un aggiornamento sul
programma di distruzione delle scorte ed invitato gli Stati non parte a ridurre
simbolicamente (di circa il 10%) i propri arsenali di mine antipersona come
segno di buona
volontà.[1]
Alla quarta riunione degli Stati Parte l’Italia è stata
correlatore del Comitato Permanente sulla Distruzione delle Scorte e ne
sarà co-presidente nel Settembre 2003. L’Italia ha attivamente
partecipato ai lavori del Comitato Permanente in Febbraio e Maggio 2003. In
febbraio, la delegazione italiana ha annunciato la completa distruzione delle
proprie scorte, ha presentato il relativo programma, nonché
l’allocazione delle risorse per €9.91 milioni relative
all’azione contro le mine nel 2002. Ha confermato che la
legislazione nazionale permette operazione militari congiunte con Stati non
parte solo nel caso in cui le operazioni siano compatibili con l’art. 1
del Trattato per la Messa al Bando delle
Mine.[2]
L’Italia ha, inoltre, ribadito che la propria legislazione proibisce le
mine con dispositivi antirimozione ed ha incoraggiato gli altri Stati Parte ad
esplorare le possibilità, attraverso le migliori pratiche, di fare passi
in avanti su questo
aspetto.[3]
Alle riunioni dei Comitati Permanenti tenutesi in maggio, l’Italia ha,
inoltre, rinnovato l’offerta di assistenza ad altri paesi per la
distruzione di scorte di mine
antipersona.[4]
L’Italia ha anche partecipato al Gruppo di Contatto
sull’Universalizzazione ed alle consultazioni del Presidente sulla
preparazione della Conferenza di Revisione del 2004.
Il 16 Aprile 2003 l'Italia ha presentato il proprio rapporto sulla
trasparenza relativo al periodo 17 Ottobre 1998 – 31 Dicembre 2002
previsto dall’articolo 7 del Trattato. Il rapporto conferma la completa
distruzione delle scorte e dà un sommario dei finanziamenti per
l’azione contro le mine nel 2002 nel modulo a presentazione volontaria
“J”.
[5]
Nel novembre 2002, l’Italia ha votato a favore della Risoluzione
dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 57/74, che richiama
all’universalizzazione ed all’attuazione del Trattato per la Messa
al Bando delle Mine Antipersona.
L'Italia è Stato Parte del II Protocollo emendato della Convenzione
sulle Armi Convenzionali ed ha presentato il rapporto annuale come richiesto
dall'articolo 13, il giorno 29 novembre 2002. L’11 dicembre 2002, l'Italia
ha partecipato alla Quarta Conferenza Annuale degli Stati Parte del II
Protocollo emendato.
Il 15 ottobre 2002 il Senato ha approvato una mozione, votata da tutti i
partiti, che invita il governo a sollecitare gli attori non-statali a
collaborare all’universalizzazione del Trattato per la Messa al
Bando delle Mine Antipersona attraverso la promozione dei suoi principi ed
obiettivi. La mozione, inoltre, invita gli Stati Parte ad assistere le ONG e
altri attori nel coinvolgimento delle entità non-statali nel processo di
messa al bando delle mine antipersona e chiede l’aumento di fondi per il
sostegno dell’azione contro le
mine.[6]
Inoltre, il Sottosegretario agli Affari Esteri ha informato il Comitato
Nazionale per l'Azione Umanitaria contro le Mine delle iniziative diplomatiche
intraprese per portare il Trattato per la Messa al Bando delle Mine Antipersona
all’attenzione di alcuni Stati, inclusi l’Egitto, l’Etiopia,
la Libia e gli Stati Uniti
d’America.[7]
Dal 7 al 9 Aprile 2003, la Campagna Italiana Contro Le Mine ha ospitato la
riunione annuale dei ricercatori del Landmine Monitor Report a Roma con il
supporto del Ministero degli Affari Esteri. Più di 70 ricercatori e 45
campaigners provenenti da 65 paesi hanno partecipato all’incontro, che si
è articolato in seminari della ICBL e sessioni con i coordinatori
regionali. Attività collegate all’iniziativa hanno visto
l’evento “Giovani contro la guerra” in Piazza S. Pietro al
Vaticano il 6 Aprile 2003, una conferenza stampa e un incontro nella plenaria
conclusiva della conferenza con il Sottosegretario di stato con delega al
disarmo, On. Luigi Mantica.
Nella seconda metà del 2003, la Campagna Italiana Contro le Mine ha
indirizzato al governo italiano raccomandazioni dettagliate per la Presidenza
Italiana dell’UE,. La Campagna ha espresso apprezzamento per i precedenti
contributi positivi ed ha identificato come priorità
l’universalizzazione (specialmente indirizzata all’ingresso di
Estonia, Finlandia, e Lettonia e la ratifica della Polonia) l’attuazione
degli impegni del Trattato e l’incremento dei fondi per l’azione
contro le
mine.[8]
Produzione e trasferimenti
L'Italia era un grande produttore ed esportatore di mine
antipersona.[9]
La conversione o lo smantellamento dei luoghi di produzione delle mine
antipersona di due imprese (Tecnovar e Valsella) è stata riportata nei
precedenti rapporti previsti dall'articolo 7, ma mancano ancora delle
informazioni sul terzo ex produttore (Misar/SEI) che non sono state incluse
né nei precedenti rapporti previsti dall’articolo 7, né nel
Registro delle
Mine.[10]
Il Ministero della Difesa ha affermato che Misar/SEI ha replicato alle richieste
del Ministero e che l’impresa ha soddisfatto i requisiti
legali.[11]
Transito di mine antipersona
L’Italia ha assunto la posizione di permettere il transito di mine
antipersona esclusivamente allo scopo della loro
distruzione.[12]
Nel Marzo 2003, la Campagna Italiana Contro le Mine ha ricevuto rassicurazioni
dal Ministero della Difesa che non erano state trasportate mine antipersona
statunitensi attraverso la rete ferroviaria nelle fasi di preparazione della
guerra in Iraq ed ha chiesto quali assicurazioni il governo avesse richiesto
agli Stati Uniti per cui il supporto logistico sarebbe stato compatibile con gli
obblighi italiani derivanti dal Trattato per la Messa al Bando delle Mine
Antipersona. Il 13 Maggio il Ministero ha risposto che, sebbene non siano uno
Stato Parte, gli Stati Uniti erano completamente consapevoli delle obbligazioni
derivanti dal Trattato e che “il punto era stato commentato nel contesto
dei lavori della Conferenza CCW di Ginevra (10-14 Marzo) di cui gli Usa sono uno
Stato Parte”. Il Ministero ha riferito che i controlli alle frontiere sui
convogli in transito e le garanzie richieste ad altri Stati sono sotto la
responsabilità di altri
Ministeri.[13]
Scorte e distruzione
La distruzione del grande stock italiano di oltre 7,1 milioni di mine
antipersona ha avuto inizio nel Febbraio 1999 ed è stata completata nel
Novembre 2002, prima della data limite (1 Ottobre 2003) decisa dal Trattato di
Messa al Bando delle Mine. La data limite per la legislazione nazionale era il
29 Ottobre 2002. Originariamente le scorte di 7,122,811 mine antipersona erano
composte da 6,529,811 mine da guerra e 593,000 mine per le
esercitazioni.[14]
La distruzione è avvenuta negli stabilimenti militari di Baiano di
Spoleto (tutti i modelli) e Noceto di Parma (Valmara 69). L’impresa
tedesca RTG-E/Diehl, che ha operato a Noceto di Parma, è stata
responsabile della distruzione di alcuni modelli (MUSPA, MIFF e i sistemi di
dispersione MWI).
Le ultime scorte (410,027 mine Valmara 69) sono state distrutte dal Gennaio
al 20 Novembre 2002, disassemblando 2000 unità al
giorno.[15]
Gli stabilimenti militari italiani hanno dimostrato la capacità di
distruggere le seguenti quantità: Valmara 69 – 200 unità al
giorno; AUPS – 12000; PMC – 11,200; MAUS 1 – 5,400; VAR 40
– 12,000; e MK2 – 2,500. Il Ministero della Difesa ha affermato che
il programma ha permesso all’Italia di acquisire expertise,formazione del personale ad alti livelli di competenza, e di ottenere
equipaggiamenti in regola con tutte le regole di sicurezza e protezione
dell’ambiente.[16]
Mine antipersona mantenute in base all’art. 3
La legge italiana permette di mantenere 8.000 mine antipersona per ragioni di
formazione e sviluppo. Il rapporto dell’art. 7 dell’Aprile 2003
riporta il mantenimento di 811 mine da guerra, il medesimo numero del precedente
rapporto, indicando il non utilizzo di tali mine nel corso del 2002.
L’Italia ha apparentemente deciso di non riportare il numero delle mine da
esercitazione detenute, che nel precedente rapporto dell’art. 7 erano
7.181.[17]
Nell’Interssesional meeting del Maggio 2002, l’Italia ha affermato
che alcune delle mine mantenute erano solo “parti” di mine, non
funzionanti come mine attive. E’stato detto che “abbiamo osservato
che il numero di 8,000 può essere più correttamente riportato ad
un livello minore”, poiché 2,500 unità sono componenti che
non dovrebbero essere contati come
mine.[18]
Finanziamento dell'azione contro le mine
Nel 2002, l’Italia ha impegnato €9.91 milioni ($ 8.65
milioni)[19]
per i programmi d'azione contro le
mine[20],
registrando un significativo incremento di €5.6 milioni rispetto al
2001.
All’Incontro del Comitato Permanente, nel Febbraio 2003, l’Italia
ha affermato che il finanziamento di attività contro le mine nel 2002
dimostra un chiaro innalzamento nell’impegno dell'azione contro le
mine, enfatizzando il mantenimento di continuità nei fondi e la
necessità di un monitoraggio costante dei progetti per persuadere i
parlamenti ad aumentare gli impegni finanziari per l’azione contro le
mine.[21]
Finanziamenti per €9.81 milioni attraverso il Fondo nazionale per lo
sminamento umanitario. Inoltre, €100.000 sono stati donati dal Ministero
degli Affari Esteri. Nel 2002 sono stati finanziati i seguenti
progetti:[22]
Paesi
Afghanistan –
€1 milione all’UN Mine Action Service (UNMAS) per lo sminamento
umanitario e di dispositivi UXO
Angola –
€2.8 milioni, di cui €1 milione all’UN Development Programme
(UNDP) per supporto strutturale al piano di azione contro le mine e €1.8
milioni all’UNICEF per azioni di sensibilizzazione ed
informazione
Azerbaijan –
€200.000 all’UNDP per sviluppare un’azione nazionale contro le
mine
Bosnia e Herzegovina
– €1.825.000, di cui €1.1 milioni all’UNDP per
supportare il centro di azione contro le mine e €725.000
all’UNICEF per attività di sensibilizzazione
Ciad –
€200.000 all’UNDP per l’azione contro le mine
Etiopia –
€500.000, di cui €200.000 all’UNDP per il coordinamento
dell’azione contro le mine e 300.000 a all’UNICEF per
attività di sensibilizzazione
Laos –
€150.000 all’UNDP per il programma nazionale UXO
Mozambico –
€900.000, comprendenti €450.000 per accelerare il programma di
sminamento e €450.000 all’UNDP per l’Istituto Nazionale di
sminamento
Russia/Cecenia
– €100.000 per assistenza alle vittime attraverso il Comitato
Internazionale della Croce Rossa
Sri Lanka –
€400.000 all’UNDP per azioni contro le mine
Sudan –
€158.000 a UNMAS per azioni di emergenza contro le mine
Yemen –
€500.000 all’UNDP per supportare lo sviluppo di una programma di
azione nazionale contro le mine
Organizzazioni:
UNMAS – €195.000 per il Centro di Reazione Rapida a
Brindisi
Appello di Ginevra - €100.000 per supportare
l’Universalizzazione del Trattato di Messa al Bando delle Mine attraverso
la promozione del Trattato in Africa e America
Centro
Internazionale di Ginevra per lo Sminamento Umanitario (GICHD) –
€212.000 compresi €67.000 per lo Sponsorship Program, €45.000
per l’Implementation Support Unit e €100.000 per il programma di
valutazione sul campo
Organizzazione degli
Stati Americani (OAS) – €250.000 per supportare i programmi di
sminamento umanitario in Costa Rica ed Honduras
ICBL –
€420.000 per la Campagna Italiana Contro le Mine e ICBL, finalizzati
all’universalizzazione del Trattato e all’organizzazione
dell’incontro mondiale dei ricercatori del Landmine Monitor
Report
Il Fondo nazionale per lo sminamento umanitario, creato come richiesto dalla
legge di ratifica del Trattato di Messa al Bando delle Mine, si
estinguerà il 31 Dicembre 2003. All’incontro del Comitato
Permanente, nel Maggio 2003, l’Italia ha annunciato l’inizio delle
procedure per il rifinanziamento del Fondo dopo il
2003.[23]
Nel Gennaio 2003, il Ministero degli Affari Esteri ha affermato che il
finanziamento dell’azione contro le mine nel 2003 diminuirà
drammaticamente a €2.58 milioni ($ 2.45 milioni) e i fondi saranno
concentrati su pochi
Paesi.[24]
Nel Maggio 2003, Al Comitato Permanente Meeting. L’Italia ha annunciato i
finanziamenti del 2003 per €2.58 milioni basati sulle seguenti aree
prioritarie: Angola (€700,000), Iraq (€500,000), Bosnia and
Herzegovina (€400,000), Croazia (€168,000), Azerbaijan
(€200,000) e Yemen (€200,000). Le organizzazioni supportate
includono: l’OAS (€100,000), il GICHD (€112,000), Appello di
Ginevra (€100,000) e Emergency Response Plan dell’UNMAS
(€100,000).[25]
Assistenza nell’azione contro le mine
Nel novembre 2002, l’Italia ha riferito dell’impegno delle forze
armate italiane in operazioni di sminamento umanitario e attività
collegate nel contesto di missioni di peacekeeping e
peace-enforcing. In Bosnia e Herzegovina, il contingente italiano ha
bonificato cinque aree minate. In Kossovo, la Multinational West Brigate
ha intrapreso due corsi di sensibilizzazione ai rischi delle mine per bambini in
due scuole e, nel Settembre 2002, si è tenuta una dimostrazione a Pec.
Dall’inizio della missione della Multinational West Brigate, nel
1999, sminatori italiani hanno trovato e distrutto1,824 mine e 676 mine
anticarro. Nel 2002, le forze armate italiane impegnate in Afghanistan con altre
forze internazionali hanno fornito truppe per incarichi di sicurezza e
sminamento ed hanno distrutto 116
mine.[26]
Nel Maggio 2003, è stato annunciato che 3000 militari, compresi degli
sminatori saranno inviati in Iraq per operazioni comprendenti attività di
sminamento.[27]
Azione contro le mine di ONG
L' ONG italiana Intersos esegue progetti di azione contro le mine,
sminamento, di
sensibilizzazione sulle mine, corsi di formazione. Nel 2002, Intersos ha
lavorato in Afghanistan, Angola, Bosnia e Herzegovina e
Pakistan.[28]
Nel 2002, l’ONG italiana Movimondo ha proseguito nel supporto al
programma di sminamento dell’esercito del Nicaragua con attività di
sensibilizzazione nella Municipalità di San Francisco
Libre.[29]
Incidenti causati da Mine/UXO e assistenza alle vittime
L’8 Maggio 2002, un soldato italiano e rimasto ucciso ed uno tedesco
ferito quando un veicolo della KFOR che portava un gruppo di sminatori ha urtato
una mina anticarro nell’ex Repubblica jugoslava di
Macedonia.[30]
Il 4 Gennaio 2003, nel deserto del Niger, vicino alla frontiera algerina, tre
turisti italiani sono morti e il conducente è rimasto ferito quando il
loro veicolo ha urtato una mina
anticarro.[31]
Nell’Aprile 2003, molti soldati italiani sono stati feriti quando, nella
provincia afgana di Khost il veicolo su cui si trovavano ha urtato una
mina.[32]
Molte ONG italiane conducono attività di assistenza alle vittime in
paesi colpiti dalle mine. Ulteriori informazioni sui programmi sono nei rapporti
dei relativi paesi in questa edizione del Landmine Monitor Report.
L’ONG AVSI (Associazione Volontari per il Servizio Internazionale)
è impegnata nel Nord Uganda nella riabilitazione medica di vittime di
guerra, tra cui anche vittime di mine. Il progetto comprende il supporto
psico-sociale ed attività di
sensibilizzazione.[33]
L’ONG Emergency conduce progetti di assistenza alle vittime in
Afghanistan, Cambogia ed Iraq. L’assistenza prevede interventi di
emergenza e pronto soccorso, chirurgia, riabilitazione fisica e reintegrazione
sociale. I progetti in Afghanistan e Cambogia sono finanziati da risorse di
Emergency, mentre in Iraq sono finanziati dall’UNOPS attraverso il
programma “Oil for
Food”.[34]
Intersos fornisce un supporto al centro ortopedico per l’assistenza
alle vittime di mine nella provincia di Menongue-Cuando in Angola.
[1]
Dichiarazione dell’Italia al Quarto Meeting degli Stati Parte, Ginevra,
16-20 Dicembre 2002. Note Landmine Monitor.
[2]
“Dichiarazione dell’Italia sull’Articolo 1 della Convenzione
di Ottawa,” Comitato Permanente sullo Stato Generale e sulle Operazioni
della Convenzione, Ginevra, 7 Febbraio 2002.
[3]
“Dichiarazione dell’Italia sull’Articolo 2 della Convenzione
di Ottawa,” Comitato Permanente sullo Stato Generale e sulle Operazioni
della Convenzione, Ginevra, 7 Febbraio 2002. Si veda Landmine Monitor
Report 2002, pp. 305-307, per dettagli sulla posizione italiana sulle
operazioni congiunte, il transito di mine straniere e i meccanismi
antirimozione.
[4]
“Dichiarazione dell’Italia”, Comitato Permanente sulla
Distruzione delle Scorte, Ginevra, 15 Maggio 2003.
[5]
Rapporti relativi all’Articolo 7, presentati: 16 Aprile 2003 (per il
periodo 17 Ottobre 1998 – 31 Dicembre 2002), 2 Maggio 2002 (per il periodo
17 Ottobre 1998–31 Dicembre 2001), 30 Aprile 2001 (per il periodo 17
Ottobre 1998 – 31 Dicembre 2000), 29 Marzo 2000 (reporting period stated
“as of 31 January 2000”).
[6]
Senato, “Mozione sulle mine antiuomo,” (1-00082 p.a.), 15 Ottobre
2002.
[7]
Discorso di Alfredo Luigi Mantica, Sottosegretario agli Affari Esteri, Ministero
degli Affari Esteri, “Resoconto del CNAUMA”, 29 Ottobre 2002.
[8]
Campagna Italiana Contro le Mine " Presidenza europea: l'Italia deve raccogliere
la sfida della lotta mondiale alle mine" Giugno 2003, disponibile al sito:
www.doc.icbl.org/EU_PRESIDENCY.doc.
[9]
Si veda Landmine Monitor Report 1999, pp. 717-729.
[10]
Rapporto relativo all’Articolo 7, Form E, 16 Aprile 2003: “National
Military Authorities, in charge of collection and destruction of APMs owned or
possessed by any civilian at the moment of entry into force of Law 374/97, have
never received any report from MISAR”.
[11]
Intervista telefonica al Colonnello Oliva, Ministero della Difesa, 2 Maggio
2003; si veda, inoltre, Landmine Monitor Report 2000, p. 670.
[12]
Note orali al Comitato Permanente on General Status and Operation of the
Convention, Ginevra, 11 Maggio 2001.
[13]
Lettera alla Campagna Italiana Contro le Mine dal Ministero della Difesa, 13
Maggio 2003.
[14]
“Destruction of the Italian Antipersonnel Mine Stockpile”,
Presentazione del Ministero della Difesa al Comitato Permanente sulla
Distruzione delle Scorte, Ginevra, 6 Febbraio 2003. Dati leggermente
differenti sono riportati nel Rapporto relativo all'articolo 7 presentato il 2
Maggio 2002 (6,529,838 mine da guerra e 592,901 mine da addestramento). Il
Rapporto relativo all'articolo 7 presentato il 16 Aprile 2003 nota 6,529,811
mine da guerra e non riporta informazioni sulle mine da addestramento.
[15]
“Destruction of Valmara 69 Mine at Military Plant in Noceto,”
Ministero della Difesa, presentazione dell’ Agenzia Industrie Difesa al
Comitato Permanente sulla Distruzione delle Scorte, Ginevra, 6 Febbraio 2003;
Rapporto relativo all'articolo 7, Forms D e G, 2 Maggio 2002; Rapporto relativo
all'articolo 13 del II Protocollo Emendato della Convenzione sulle Armi
Convenzionali, Form C, 29 Novembre 2002.
[16]
“Experience and Expertise of Italy in the Mine Destruction,”
Ministero della Difesa, presentazione dell’Agenzia Industrie Difesa al
Comitato Permanente sulla Distruzione delle Scorte, Ginevra, 6 Febbraio
2003.
[17]
Rapporto relativo all’Articolo 7, Form D, 16 Aprile 2003; Rapporto
relativo all’Articolo 7, Form D, 2 Maggio 2002. Le forze armate
hanno conservato 803 mine da guerra e l’European Commission’s Joint
Research Center a Ispra detiene 8 mine da guerra.
[18]
“Dichiarazione dell’Italia sull’Articolo 3 della Convenzione
di Ottawa, APLs Retained for Training Purposes,” al Comitato Permanente
sullo Stato Generale e sulle Operazioni della Convenzione, Ginevra, 31 Maggio
2002. La legge nazionale sembra richiedere il conteggio dei componenti
come mine, ma il Trattato sulla Messa al Bando delle Mine non lo prevede.
[19]
Cambio €1 = US$0.95, usato il questo report. Federal Reserve,
“List of Exchange Rates (Annual),” 6 Gennaio 2003.
[20]
Risposta al questionario dell’ OSCE, 20 Novembre 2002, pp. 2-3.
[21]
“Dichiarazione italiana sull’azione contro le mine”, Comitato
Permanente sullo Sminamento, la Sensibilizzazione, e le Tecnologie, 5 Febbraio
2003.
[22]
Ibid; Rapporto relativo all’Articolo 7, Form J, 16 Aprile 2003; Rapporto
relativo all’Articolo 13 del II Protocollo Emendato CCW, Form B, 29
Novembre 2002.
[23]
Dichiarazione dell’Italia, Comitato Permanente sullo Sminamento, 14 Maggio
2003.
[24]
Ministero per gli Affari Esteri, Resoconto dell’incontro del CNAUMA, 31
Gennaio 2003.
[25]
Dichiarazione dell’Italia, Comitato Permanente sullo Sminamento, 14 Maggio
2003.
[26]
Rapporto relativo all'articolo 13 del II Protocollo Emendato della Convenzione
sulle Armi Convenzionali, Form F, 29 Novembre 2002.
[27]
“L’Italia invierà 3000 soldati nel Sud dell’Iraq ai
primi di giugno”, La Stampa, 15 Maggio 2003.
[28]
Questionario da Valentina Crini, Intersos, 10 Marzo 2003.
[29]
Intervista telefonica con Vincenzo Pira, Movimondo, 11 e 26 Marzo 2003.
[30]
“Peacekeeper Killed in Macedonia Landmine Blast,” Agence France
Presse, 8 Maggio 2002.
[31]
“Niger, iniziato trasferimento delle salme dei turisti italiani”,
Repubblica, 5 Gennaio 2003.
[32]
“Several injured as Italian military vehicle hits mine in Afghan
southeast”, Islamic Republic of Iran External Service, 26 Aprile
2003.
[33]
Questionario da Davide Naggi, AVSI Program Coordinator, Gulu, 15 Marzo 2003.
[34]
Email da Giorgio Raineri, Emergency, 11 Marzo 2003; questionari Landmine Monitor
Survivor Assistance da Giorgio Raineri, Emergency, 17 Marzo 2003; Rossella
Miccio, Emergency Desk Officer per l’Afghanistan, 14 Marzo 2003; e
Donatella Farese, Emergency Desk Officer per l’Iraq, 11 Marzo 2003.