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Italia , Landmine Monitor Report 2003

Italia

Principali sviluppi dal Maggio 2002: l’Italia ha completato nel novembre 2002 la distruzione delle sue scorte di più di 7.1 milioni di mine antipersona. L’Italia ha impegnato un totale di € 9.91 milioni ($ 8.65 milioni) per i programmi d'azione contro le mine, registrando un significativo incremento rispetto al 2001. Nel 2002, le forze armate italiane hanno condotto missioni di sminamento in Afghanistan e Bosnia Herzegovina, sensibilizzazione in Kossovo. Dal Settembre 2002, l’Italia è stata Correlatore al Comitato Permanente sulla Distruzione delle Scorte. Nell’Aprile 2003, la Campagna Italiana Contro le Mine ha ospitato il Global Landmine Monitor Researchers Meeting annuale a Roma.

Politica di messa al bando delle mine

L'Italia ha firmato il Trattato di Messa al Bando delle Mine il 3 dicembre 1997, depositato l’atto di ratifica presso le Nazioni Unite il 23 aprile 1999 ed è divenuta Stato Parte del Trattato il primo Ottobre 1999. La legge di ratifica (Legge 106/99), approvata il 26 Marzo 1999, ha emendato la legislazione nazionale preesistente sulla messa al bando delle mine antipersona (Legge 374/99 approvata il 29 Ottobre 1997).

L'Italia ha partecipato alla quarta riunione degli Stati Parte del Trattato di Messa al Bando delle Mine nel Settembre 2002. In questa occasione la delegazione italiana ha parlato del Trattato come di una pietra miliare nello sviluppo del diritto internazionale umanitario, e una dimostrazione dell’efficacia dell’opinione pubblica e dei valori morali. L’Italia ha, inoltre, annunciato di aver incoraggiato paesi del Corno d’Africa all’adesione al Trattato. Ha dato un aggiornamento sul programma di distruzione delle scorte ed invitato gli Stati non parte a ridurre simbolicamente (di circa il 10%) i propri arsenali di mine antipersona come segno di buona volontà.[1]

Alla quarta riunione degli Stati Parte l’Italia è stata correlatore del Comitato Permanente sulla Distruzione delle Scorte e ne sarà co-presidente nel Settembre 2003. L’Italia ha attivamente partecipato ai lavori del Comitato Permanente in Febbraio e Maggio 2003. In febbraio, la delegazione italiana ha annunciato la completa distruzione delle proprie scorte, ha presentato il relativo programma, nonché l’allocazione delle risorse per €9.91 milioni relative all’azione contro le mine nel 2002.  Ha confermato che la legislazione nazionale permette operazione militari congiunte con Stati non parte solo nel caso in cui le operazioni siano compatibili con l’art. 1 del Trattato per la Messa al Bando delle Mine.[2]  L’Italia ha, inoltre, ribadito che la propria legislazione proibisce le mine con dispositivi antirimozione ed ha incoraggiato gli altri Stati Parte ad esplorare le possibilità, attraverso le migliori pratiche, di fare passi in avanti su questo aspetto.[3] Alle riunioni dei Comitati Permanenti tenutesi in maggio, l’Italia ha, inoltre, rinnovato l’offerta di assistenza ad altri paesi per la distruzione di scorte di mine antipersona.[4] L’Italia ha anche partecipato al Gruppo di Contatto sull’Universalizzazione ed alle consultazioni del Presidente sulla preparazione della Conferenza di Revisione del 2004.

Il 16 Aprile 2003 l'Italia ha presentato il proprio rapporto sulla trasparenza relativo al periodo 17 Ottobre 1998 – 31 Dicembre 2002 previsto dall’articolo 7 del Trattato. Il rapporto conferma la completa distruzione delle scorte e dà un sommario dei finanziamenti per l’azione contro le mine nel 2002 nel modulo a presentazione volontaria “J”. [5] Nel novembre 2002, l’Italia ha votato a favore della Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 57/74, che richiama all’universalizzazione ed all’attuazione del Trattato per la Messa al Bando delle Mine Antipersona.

L'Italia è Stato Parte del II Protocollo emendato della Convenzione sulle Armi Convenzionali ed ha presentato il rapporto annuale come richiesto dall'articolo 13, il giorno 29 novembre 2002. L’11 dicembre 2002, l'Italia ha partecipato alla Quarta Conferenza Annuale degli Stati Parte del II Protocollo emendato.

Il 15 ottobre 2002 il Senato ha approvato una mozione, votata da tutti i partiti, che invita il governo a sollecitare gli attori non-statali a collaborare  all’universalizzazione del Trattato per la Messa al Bando delle Mine Antipersona attraverso la promozione dei suoi principi ed obiettivi. La mozione, inoltre, invita gli Stati Parte ad assistere le ONG e altri attori nel coinvolgimento delle entità non-statali nel processo di messa al bando delle mine antipersona e chiede l’aumento di fondi per il sostegno dell’azione contro le mine.[6]

Inoltre, il Sottosegretario agli Affari Esteri ha informato il Comitato Nazionale per l'Azione Umanitaria contro le Mine delle iniziative diplomatiche intraprese per portare il Trattato per la Messa al Bando delle Mine Antipersona all’attenzione di alcuni Stati, inclusi l’Egitto, l’Etiopia, la Libia e gli Stati Uniti d’America.[7]

Dal 7 al 9 Aprile 2003, la Campagna Italiana Contro Le Mine ha ospitato la riunione annuale dei ricercatori del Landmine Monitor Report a Roma con il supporto del Ministero degli Affari Esteri. Più di 70 ricercatori e 45 campaigners provenenti da 65 paesi hanno partecipato all’incontro, che si è articolato in seminari della ICBL e sessioni con i coordinatori regionali. Attività collegate all’iniziativa hanno visto l’evento “Giovani contro la guerra” in Piazza S. Pietro al Vaticano il 6 Aprile 2003, una conferenza stampa e un incontro nella plenaria conclusiva della conferenza con il Sottosegretario di stato con delega al disarmo, On. Luigi Mantica.

Nella seconda metà del 2003, la Campagna Italiana Contro le Mine ha indirizzato al governo italiano raccomandazioni dettagliate per la Presidenza Italiana dell’UE,. La Campagna ha espresso apprezzamento per i precedenti contributi positivi ed ha identificato come priorità l’universalizzazione (specialmente indirizzata all’ingresso di Estonia, Finlandia, e Lettonia e la ratifica della Polonia) l’attuazione degli impegni del Trattato e l’incremento dei fondi per l’azione contro le mine.[8]

Produzione e trasferimenti

L'Italia era un grande produttore ed esportatore di mine antipersona.[9]  La conversione o lo smantellamento dei luoghi di produzione delle mine antipersona di due imprese (Tecnovar e Valsella) è stata riportata nei precedenti rapporti previsti dall'articolo 7, ma mancano ancora delle informazioni sul terzo ex produttore (Misar/SEI) che non sono state incluse né nei precedenti rapporti previsti dall’articolo 7, né nel Registro delle Mine.[10] Il Ministero della Difesa ha affermato che Misar/SEI ha replicato alle richieste del Ministero e che l’impresa ha soddisfatto i requisiti legali.[11]

Transito di mine antipersona

L’Italia ha assunto la posizione di permettere il transito di mine antipersona esclusivamente allo scopo della loro distruzione.[12] Nel Marzo 2003, la Campagna Italiana Contro le Mine ha ricevuto rassicurazioni dal Ministero della Difesa che non erano state trasportate mine antipersona statunitensi attraverso la rete ferroviaria nelle fasi di preparazione della guerra in Iraq ed ha chiesto quali assicurazioni il governo avesse richiesto agli Stati Uniti per cui il supporto logistico sarebbe stato compatibile con gli obblighi italiani derivanti dal Trattato per la Messa al Bando delle Mine Antipersona. Il 13 Maggio il Ministero ha risposto che, sebbene non siano uno Stato Parte, gli Stati Uniti erano completamente consapevoli delle obbligazioni derivanti dal Trattato e che “il punto era stato commentato nel contesto dei lavori della Conferenza CCW di Ginevra (10-14 Marzo) di cui gli Usa sono uno Stato Parte”. Il Ministero ha riferito che i controlli alle frontiere sui convogli in transito e le garanzie richieste ad altri Stati sono sotto la responsabilità di altri Ministeri.[13] 

Scorte e distruzione

La distruzione del grande stock italiano di oltre 7,1 milioni di mine antipersona ha avuto inizio nel Febbraio 1999 ed è stata completata nel Novembre 2002, prima della data limite (1 Ottobre 2003) decisa dal Trattato di Messa al Bando delle Mine. La data limite per la legislazione nazionale era il 29 Ottobre 2002. Originariamente le scorte di 7,122,811 mine antipersona erano composte da 6,529,811 mine da guerra e 593,000 mine per le esercitazioni.[14] La distruzione è avvenuta negli stabilimenti militari di Baiano di Spoleto (tutti i modelli) e Noceto di Parma (Valmara 69). L’impresa tedesca RTG-E/Diehl, che ha operato a Noceto di Parma, è stata responsabile della distruzione di alcuni modelli (MUSPA, MIFF e i sistemi di dispersione MWI).

Le ultime scorte (410,027 mine Valmara 69) sono state distrutte dal Gennaio al 20 Novembre 2002, disassemblando 2000 unità al giorno.[15] 

Gli stabilimenti militari italiani hanno dimostrato la capacità di distruggere le seguenti quantità: Valmara 69 – 200 unità al giorno; AUPS – 12000; PMC – 11,200; MAUS 1 – 5,400; VAR 40 – 12,000; e MK2 – 2,500. Il Ministero della Difesa ha affermato che il programma ha permesso all’Italia di acquisire expertise, formazione del personale ad alti livelli di competenza, e di ottenere equipaggiamenti in regola con tutte le regole di sicurezza e protezione dell’ambiente.[16]

Mine antipersona mantenute in base all’art. 3

La legge italiana permette di mantenere 8.000 mine antipersona per ragioni di formazione e sviluppo. Il rapporto dell’art. 7 dell’Aprile 2003 riporta il mantenimento di 811 mine da guerra, il medesimo numero del precedente rapporto, indicando il non utilizzo di tali mine nel corso del 2002. L’Italia ha apparentemente deciso di non riportare il numero delle mine da esercitazione detenute, che nel precedente rapporto dell’art. 7 erano 7.181.[17] Nell’Interssesional meeting del Maggio 2002, l’Italia ha affermato che alcune delle mine mantenute erano solo “parti” di mine, non funzionanti come mine attive. E’stato detto che “abbiamo osservato che il numero di 8,000 può essere più correttamente riportato ad un livello minore”, poiché 2,500 unità sono componenti che non dovrebbero essere contati come mine.[18]

Finanziamento dell'azione contro le mine

Nel 2002, l’Italia ha impegnato €9.91 milioni ($ 8.65 milioni)[19] per i programmi d'azione contro le mine[20], registrando un significativo incremento di €5.6 milioni rispetto al 2001.

All’Incontro del Comitato Permanente, nel Febbraio 2003, l’Italia ha affermato che il finanziamento di attività contro le mine nel 2002 dimostra un chiaro innalzamento nell’impegno  dell'azione contro le mine, enfatizzando il mantenimento di continuità nei fondi e la necessità di un monitoraggio costante dei progetti per persuadere i parlamenti ad aumentare gli impegni finanziari per l’azione contro le mine.[21]

Finanziamenti per €9.81 milioni attraverso il Fondo nazionale per lo sminamento umanitario. Inoltre, €100.000 sono stati donati dal Ministero degli Affari Esteri. Nel 2002 sono stati finanziati i seguenti progetti:[22]

Paesi

  • Afghanistan – €1 milione all’UN Mine Action Service (UNMAS) per lo sminamento umanitario e di dispositivi UXO

  • Angola – €2.8 milioni, di cui €1 milione all’UN Development Programme (UNDP) per supporto strutturale al piano di azione contro le mine e €1.8 milioni all’UNICEF per azioni di sensibilizzazione ed informazione

  • Azerbaijan – €200.000 all’UNDP per sviluppare un’azione nazionale contro le mine

  • Bosnia e Herzegovina – €1.825.000, di cui €1.1 milioni all’UNDP per supportare il centro di azione contro le mine  e €725.000 all’UNICEF per attività di sensibilizzazione

  • Ciad – €200.000 all’UNDP per l’azione contro le mine

  • Etiopia – €500.000, di cui €200.000 all’UNDP per il coordinamento dell’azione contro le mine e 300.000 a all’UNICEF per attività di sensibilizzazione

  • Laos – €150.000 all’UNDP per il programma nazionale UXO

  • Mozambico – €900.000, comprendenti €450.000 per accelerare il programma di sminamento e €450.000 all’UNDP per l’Istituto Nazionale di sminamento

  • Russia/Cecenia – €100.000 per assistenza alle vittime attraverso il Comitato Internazionale della Croce Rossa

  • Sri Lanka – €400.000 all’UNDP per azioni contro le mine

  • Sudan – €158.000 a UNMAS per azioni di emergenza contro le mine

  • Yemen – €500.000 all’UNDP per supportare lo sviluppo di una programma di azione nazionale contro le mine

Organizzazioni:

  • UNMAS – €195.000 per il Centro di Reazione Rapida a Brindisi

  • Appello di Ginevra -  €100.000 per supportare l’Universalizzazione del Trattato di Messa al Bando delle Mine attraverso la promozione del Trattato in Africa e America

  • Centro Internazionale di Ginevra per lo Sminamento Umanitario (GICHD) – €212.000 compresi €67.000 per lo Sponsorship Program, €45.000 per l’Implementation Support Unit e €100.000 per il programma di valutazione sul campo

  • Organizzazione degli Stati Americani (OAS) – €250.000 per supportare i programmi di sminamento umanitario in Costa Rica ed Honduras

  • ICBL – €420.000 per la Campagna Italiana Contro le Mine e ICBL, finalizzati all’universalizzazione del Trattato e all’organizzazione dell’incontro mondiale dei ricercatori  del Landmine Monitor Report

Il Fondo nazionale per lo sminamento umanitario, creato come richiesto dalla legge di ratifica del Trattato di Messa al Bando delle Mine, si estinguerà il 31 Dicembre 2003. All’incontro del Comitato Permanente, nel Maggio 2003, l’Italia ha annunciato l’inizio delle procedure per il rifinanziamento del Fondo dopo il 2003.[23]

Nel Gennaio 2003, il Ministero degli Affari Esteri ha affermato che il finanziamento dell’azione contro le mine nel 2003 diminuirà drammaticamente a €2.58 milioni ($ 2.45 milioni) e i fondi saranno concentrati su pochi Paesi.[24] Nel Maggio 2003, Al Comitato Permanente Meeting. L’Italia ha annunciato i finanziamenti del 2003 per €2.58 milioni  basati sulle seguenti aree prioritarie: Angola (€700,000), Iraq (€500,000), Bosnia and Herzegovina (€400,000), Croazia (€168,000), Azerbaijan (€200,000) e Yemen (€200,000).  Le organizzazioni supportate includono: l’OAS (€100,000), il GICHD (€112,000), Appello di Ginevra (€100,000) e Emergency Response Plan dell’UNMAS (€100,000).[25] 

Assistenza nell’azione contro le mine

Nel novembre 2002, l’Italia ha riferito dell’impegno delle forze armate italiane in operazioni di sminamento umanitario e attività collegate nel contesto di missioni di peacekeeping e peace-enforcing. In Bosnia e Herzegovina, il contingente italiano ha bonificato cinque aree minate. In Kossovo, la Multinational West Brigate ha intrapreso due corsi di sensibilizzazione ai rischi delle mine per bambini in due scuole e, nel Settembre 2002, si è tenuta una dimostrazione a Pec. Dall’inizio della missione della Multinational West Brigate, nel 1999, sminatori italiani hanno trovato e distrutto1,824 mine e 676 mine anticarro. Nel 2002, le forze armate italiane impegnate in Afghanistan con altre forze internazionali hanno fornito truppe per incarichi di sicurezza e sminamento ed hanno distrutto 116 mine.[26] 

Nel Maggio 2003, è stato annunciato che 3000 militari, compresi degli sminatori saranno inviati in Iraq per operazioni comprendenti attività di sminamento.[27]

Azione contro le mine di ONG

L' ONG italiana Intersos esegue progetti  di azione contro le mine, sminamento, di

sensibilizzazione sulle mine, corsi di formazione. Nel 2002, Intersos ha lavorato in Afghanistan, Angola, Bosnia e Herzegovina e Pakistan.[28]

Nel 2002, l’ONG italiana Movimondo ha proseguito nel supporto al programma di sminamento dell’esercito del Nicaragua con attività di sensibilizzazione nella Municipalità di San Francisco Libre.[29]

Incidenti causati da Mine/UXO e assistenza alle vittime

L’8 Maggio 2002, un soldato italiano e rimasto ucciso ed uno tedesco ferito quando un veicolo della KFOR che portava un gruppo di sminatori ha urtato una mina anticarro nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia.[30]

Il 4 Gennaio 2003, nel deserto del Niger, vicino alla frontiera algerina, tre turisti italiani sono morti e il conducente è rimasto ferito quando il loro veicolo ha urtato una mina anticarro.[31] Nell’Aprile 2003, molti soldati italiani sono stati feriti quando, nella provincia afgana di Khost il veicolo su cui si trovavano ha urtato una mina.[32]

Molte ONG italiane conducono attività di assistenza alle vittime in paesi colpiti dalle mine. Ulteriori informazioni sui programmi sono nei rapporti dei relativi paesi in questa edizione del Landmine Monitor Report.

L’ONG AVSI (Associazione Volontari per il Servizio Internazionale) è impegnata nel Nord Uganda nella riabilitazione medica di vittime di guerra, tra cui anche vittime di mine. Il progetto comprende il supporto psico-sociale ed attività di sensibilizzazione.[33]

L’ONG Emergency conduce progetti di assistenza alle vittime in Afghanistan, Cambogia ed Iraq. L’assistenza prevede interventi di emergenza e pronto soccorso, chirurgia, riabilitazione fisica e reintegrazione sociale. I progetti in Afghanistan e Cambogia sono finanziati da risorse di Emergency, mentre in Iraq sono finanziati dall’UNOPS attraverso il programma “Oil for Food”.[34]

Intersos fornisce un supporto al centro ortopedico per l’assistenza alle vittime di mine nella provincia di  Menongue-Cuando in Angola.

(Translation by "Italian Campaign to Ban Landmines")


[1] Dichiarazione dell’Italia al Quarto Meeting degli Stati Parte, Ginevra, 16-20 Dicembre 2002.  Note Landmine Monitor.
[2] “Dichiarazione dell’Italia sull’Articolo 1 della Convenzione di Ottawa,” Comitato Permanente sullo Stato Generale e sulle Operazioni della Convenzione, Ginevra, 7 Febbraio 2002.
[3]  “Dichiarazione dell’Italia sull’Articolo 2 della Convenzione di Ottawa,” Comitato Permanente sullo Stato Generale e sulle Operazioni della Convenzione, Ginevra, 7 Febbraio 2002.  Si veda Landmine Monitor Report 2002, pp. 305-307, per dettagli sulla posizione italiana sulle operazioni congiunte, il transito di mine straniere e i meccanismi antirimozione.
[4] “Dichiarazione dell’Italia”, Comitato Permanente sulla Distruzione delle Scorte, Ginevra, 15 Maggio 2003.
[5] Rapporti relativi all’Articolo 7, presentati: 16 Aprile 2003 (per il periodo 17 Ottobre 1998 – 31 Dicembre 2002), 2 Maggio 2002 (per il periodo 17 Ottobre 1998–31 Dicembre 2001), 30 Aprile 2001 (per il periodo 17 Ottobre 1998 – 31 Dicembre 2000), 29 Marzo 2000 (reporting period stated “as of 31 January 2000”).
[6] Senato, “Mozione sulle mine antiuomo,” (1-00082 p.a.), 15 Ottobre 2002.
[7] Discorso di Alfredo Luigi Mantica, Sottosegretario agli Affari Esteri, Ministero degli Affari Esteri, “Resoconto del CNAUMA”, 29 Ottobre 2002.
[8] Campagna Italiana Contro le Mine " Presidenza europea: l'Italia deve raccogliere la sfida della lotta mondiale alle mine" Giugno 2003, disponibile al sito: www.doc.icbl.org/EU_PRESIDENCY.doc.
[9] Si veda Landmine Monitor Report 1999, pp. 717-729.
[10] Rapporto relativo all’Articolo 7, Form E, 16 Aprile 2003: “National Military Authorities, in charge of collection and destruction of APMs owned or possessed by any civilian at the moment of entry into force of Law 374/97, have never received any report from MISAR”.
[11] Intervista telefonica al Colonnello Oliva, Ministero della Difesa, 2 Maggio 2003; si veda, inoltre, Landmine Monitor Report 2000, p. 670.
[12] Note orali al Comitato Permanente on General Status and Operation of the Convention, Ginevra, 11 Maggio 2001.
[13]  Lettera alla Campagna Italiana Contro le Mine dal Ministero della Difesa, 13 Maggio 2003.
[14] “Destruction of the Italian Antipersonnel Mine Stockpile”, Presentazione del Ministero della Difesa al Comitato Permanente sulla Distruzione delle Scorte, Ginevra, 6 Febbraio 2003.  Dati leggermente differenti sono riportati nel Rapporto relativo all'articolo 7 presentato il 2 Maggio 2002 (6,529,838 mine da guerra e 592,901 mine da addestramento). Il Rapporto relativo all'articolo 7 presentato il 16 Aprile 2003 nota 6,529,811 mine da guerra e non riporta informazioni sulle mine da addestramento.
[15] “Destruction of Valmara 69 Mine at Military Plant in Noceto,” Ministero della Difesa, presentazione dell’ Agenzia Industrie Difesa al Comitato Permanente sulla Distruzione delle Scorte, Ginevra, 6 Febbraio 2003; Rapporto relativo all'articolo 7, Forms D e G, 2 Maggio 2002; Rapporto relativo all'articolo 13 del II Protocollo Emendato della Convenzione sulle Armi Convenzionali, Form C, 29 Novembre 2002.
[16] “Experience and Expertise of Italy in the Mine Destruction,” Ministero della Difesa, presentazione dell’Agenzia Industrie Difesa al Comitato Permanente sulla Distruzione delle Scorte, Ginevra, 6 Febbraio 2003.
[17] Rapporto relativo all’Articolo 7, Form D, 16 Aprile 2003; Rapporto relativo all’Articolo 7, Form D, 2 Maggio 2002.  Le forze armate hanno conservato 803 mine da guerra e l’European Commission’s Joint Research Center a Ispra detiene 8 mine da guerra.
[18] “Dichiarazione dell’Italia sull’Articolo 3 della Convenzione di Ottawa, APLs Retained for Training Purposes,” al Comitato Permanente sullo Stato Generale e sulle Operazioni della Convenzione, Ginevra, 31 Maggio 2002.  La legge nazionale sembra richiedere il conteggio dei componenti come mine, ma il Trattato sulla Messa al Bando delle Mine non lo prevede.
[19] Cambio €1 = US$0.95, usato il questo report.  Federal Reserve, “List of Exchange Rates (Annual),” 6 Gennaio 2003.
[20] Risposta al questionario dell’ OSCE, 20 Novembre 2002, pp. 2-3.
[21] “Dichiarazione italiana sull’azione contro le mine”, Comitato Permanente sullo Sminamento, la Sensibilizzazione, e le Tecnologie, 5 Febbraio 2003.
[22] Ibid; Rapporto relativo all’Articolo 7, Form J, 16 Aprile 2003; Rapporto relativo all’Articolo 13 del II Protocollo Emendato CCW, Form B, 29 Novembre 2002.
[23] Dichiarazione dell’Italia, Comitato Permanente sullo Sminamento, 14 Maggio 2003.
[24] Ministero per gli Affari Esteri, Resoconto dell’incontro del CNAUMA, 31 Gennaio 2003.
[25] Dichiarazione dell’Italia, Comitato Permanente sullo Sminamento, 14 Maggio 2003.
[26] Rapporto relativo all'articolo 13 del II Protocollo Emendato della Convenzione sulle Armi Convenzionali, Form F, 29 Novembre 2002.
[27] “L’Italia invierà 3000 soldati nel Sud dell’Iraq ai primi di giugno”, La Stampa, 15 Maggio 2003.
[28] Questionario da Valentina Crini, Intersos, 10 Marzo 2003.
[29] Intervista telefonica con Vincenzo Pira, Movimondo, 11 e 26 Marzo 2003.
[30] “Peacekeeper Killed in Macedonia Landmine Blast,” Agence France Presse, 8 Maggio 2002.
[31] “Niger, iniziato trasferimento delle salme dei turisti italiani”, Repubblica, 5 Gennaio 2003.
[32] “Several injured as Italian military vehicle hits mine in Afghan southeast”, Islamic Republic of Iran External Service, 26 Aprile 2003.
[33] Questionario da Davide Naggi, AVSI Program Coordinator, Gulu, 15 Marzo 2003.
[34] Email da Giorgio Raineri, Emergency, 11 Marzo 2003; questionari Landmine Monitor Survivor Assistance da Giorgio Raineri, Emergency, 17 Marzo 2003; Rossella Miccio, Emergency Desk Officer per l’Afghanistan, 14 Marzo 2003; e Donatella Farese, Emergency Desk Officer per l’Iraq, 11 Marzo 2003.